Disintossichiamoci

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Scienza aperta: per la libertà dell'uso pubblico della ragione

L'università potrebbe pagare il suo debito verso i contribuenti rendendo pubblicamente accessibili i testi e i dati della ricerca pubblica. Il sistema attuale di valutazione della ricerca rende difficile farlo perché (1) il valore del contenuto è fatto dipendere dal contenitore, vale a dire la rivista sanzionata dall'autorità amministrativa che lo "pubblica", e dai dati citazionali, reperibili in banche date proprietarie (Scopus di Elsevier e Clarivate Analytics) smerciate da multinazionali il cui fine è il lucro; (2) la legge italiana vigente sull'open access. risalente al 2013, impone agli enti di ricerca un obbligo teorico, senza sanzioni, e soprattutto senza toccare la questione del copyright. Per ridare agli autori scientifici la libertà di fare uso pubblico della ragione, basterebbe:

  • approvare la proposta di legge Gallo com'è, ora arenata presso la commissione 7 al Senato
  • proporsi di ampliarla in un prossimo futuro, estendendola alle monografie la cui pubblicazione è finanziata dal pubblico e riconoscendo all'autore la libertà di sottoporre il testo a licenze copyleft.