Disintossichiamoci

Da Bollettino telematico di filosofia politica & Open Access Italia Wiki.
Jump to navigation Jump to search

Meritocrazia

Il concetto di meritocrazia è emblematico di quel fenomeno di stravolgimento e mistificazione del senso delle parole che caratterizza l'ondata della cultura valutativa dei nostri giorni. Reso celebre dal sociologo britannico Michael Young nel suo romnzo satirico The Rise of Meritocracy (1958), il concetto era impiegato per descrivere una società distopica caratterizzata da una rigida stratificazione sociale fondata sul merito, inteso come prodotto congiunto di intelligenza e sforzo. I più meritevoli, o meglio coloro che fossero stati giudicati tali, erano avviati fin da bambini a percorsi formativi di eccellenza, mentre gli altri erano destinati a curricula e occupazioni più umili. Ma poiché a decidere sul merito dei meritevoli di domani sono sempre i meritevoli di oggi, ecco che a lungo andare le classi dirigenti avrebbero finito per riprodurre sempre il medesimo tipo di qualità, selezionando una società fortemente omogenea e a scarso tasso di pluralismo e biodiversità culturale. La meritocrazia - intesa come uguaglianza delle opportunità - deve la sua desiderabilità sociale al fatto di essere percepita come il contrario del privilegio. Ma se la si considera, invece, come contraltare di uguaglianza effettiva perde gran parte del suo senso positivo di emancipazione sociale. Di fatto, la meritocrazia non destituisce il concetto di gerarchia, ma si limita a sostituire una gerarchia fondata sulla nascita con una gerarchia fondata sul merito. Sennonché, come si legge nel libro di Young "l'uguglianza delle opportunità finisce per significare uguaglianza delle opportunità di essere disuguali" (CONTROLLARE CITAZIONE) L'ideologia meritocrazia è oggi la copertura culturale di una società in cui tutti (le imprese ovviamente, ma anche le "aziende" sanitarie, le scuole, le università, gli individui) sono rappresentati come attori che competono gli uni con gli altri, e in cui si approfondiscono le condizioni di disuguaglianza tra i vincenti e i perdenti di questa competizione. Dà luogo a una sorta di "teodicea sociale" nella misura in cui fornisce una giustificazione morale alle disuguaglianze che si producono nella società e colpevolizza i looser della competizione della loro condizione di marginalità sociale. "La fortuna non solo è cieca ma rende ciechi coloro che abbraccia" (Cicerone..... Merito come docilità e ubbidienza: meritevole è chi ben esegue un compito secondo i dettami di chi lo ha prescritto, ma allora con la definizione di merito ci si riferisce in ultima analisi alla virtù dell'obbedienza. L'obbedienza non è più una virtù - diceva Don Milani. Ebbene, noi di Disintossichiamoci abbiamo bisogno di rivendicare allo stesso modo che la meritocrazia non è più (se mai lo è stata) una virtù....


Scienza aperta: per la libertà dell'uso pubblico della ragione

L'università potrebbe e dovrebbe pagare il suo debito verso i contribuenti rendendo accessibili a tutti i testi e i dati della ricerca pubblica.

La valutazione di stato attuale rende difficile farlo perché:

  1. il valore del contenuto è fatto dipendere dal contenitore, vale a dire dalla rivista sanzionata dall'autorità amministrativa che "pubblica" i nostri articoli, solitamente ad accesso chiuso, a pagamento, e dai dati citazionali, reperibili in database proprietari (Scopus di Elsevier; Clarivate Analytics) smerciati da multinazionali il cui fine è il lucro;
  2. la legge italiana vigente sull'open access. risalente al 2013, impone agli enti di ricerca un obbligo teorico, senza sanzioni, e soprattutto non tocca la questione del copyright, solitamente ceduto a editori commerciali.

Per ridare agli autori scientifici italiani la libertà di fare uso pubblico della ragione, basterebbe riconoscer loro un diritto già attribuito ai colleghi tedeschi, belgi, olandesi e francesi: quello di mettere gratuitamente a disposizione del pubblico, dopo un intervallo non superiore a un anno, i loro testi editi.

La proposta di legge Gallo riconosce agli autori scientifici italiani, sia pure con alcuni limiti, un diritto paragonabile a quello già goduto dai ricercatori dell'Europa centrale. Attualmente, però, sembra arenata presso la commissione 7 del Senato, forse per la poco fondata convinzione che danneggi gli editori italiani.

È il momento di comprendere che l'attuale valutazione amministrativa centralizzata è contro il pubblico, per chiedere di:

  1. approvare senza ulteriori indugi la proposta di legge Gallo com'è,
  2. ma con il proposito di ampliarla in un prossimo futuro, estendendola alle monografie la cui pubblicazione è finanziata dal pubblico e riconoscendo all'autore la libertà di sottoporre il testo a licenze copyleft;
  3. applicare ai testi presentati nei concorsi la medesima trasparenza che è richiesta per le tesi di dottorato, per le quali, salvo eccezioni, è richiesto il deposito in un archivio pubblico; [1] chiedere che anche i commissari che giudicano i candidati rendano accessibile a tutti almeno una selezione delle loro opere più significative;
  4. proporre, entro i limiti della Costituzione e in armonia con quanto già sta facendo l'Unione Europea, un piano nazionale per la scienza aperta.
  5. diffondere la prassi di aprire i corsi teledidattici a tutti, dopo la loro conclusione, applicando anche in rete il principio della pubblicità delle lezioni universitarie.

Versioni dell'appello in lingua straniera

  1. Versione inglese
  2. Versione francese
  3. Versione tedesca
  4. Versione spagnola
  5. Versione portoghese



  1. Buona parte delle università italiane applica le linee guida stilate dalla Commissione Crui per l'accesso aperto.